Chiusano di San Domenico tra leggenda, storia e contesto ambientale
Il centro urbano di Chiusano di San Domenico, situato a breve distanza da Avellino, è caratterizzato da numerosi siti di grande valore naturalistico e ambientale, che si trovano in aree di interesse storico, grazie alla presenza di un castello e di una chiesa rupestri; di valore naturalistico, per l'ampia estensione di boschi e la ricchezza di acque sotterranee; e di rilevanza geologica, per la particolare conformazione del territorio. Le origini del paese risalgono a tempi antichi.
Le leggende raccontano le storie di un insediamento chiamato Cisauna, che risale all'epoca preromana, situato nelle località di Castelluccio e Civitelle, ai piedi del Monte Tuoro, distrutto dal console Lucio Scipione Barbato a causa di una ribellione contro l'autorità romana, come attestato da un'epigrafe trovata nella tomba degli Scipioni a Porta Capena a Roma, che menziona la distruzione delle città di Cisauna e Taurasia.
Dopo questo evento bellico, il villaggio sarebbe stato ricostruito nella zona di Taggiano, dove fu eretto un tempio dedicato al dio Giano bifronte, che era aperto in tempo di guerra e chiuso in tempo di pace; da qui deriva il latino clusus jani, da cui ha origine il nome Chiusano.
Infatti, nell'ampia area che comprende Civitelle, Castelluccio, Piana S. Agata e Taggiano, sono emerse numerose testimonianze archeologiche: tombe, ceramiche, monete e iscrizioni in latino, che dimostrano la sua frequentazione fin da epoche molto remote.
Da Taggiano, i primi abitanti si trasferirono sulla collina di S. Domenico, dove sorsero il castello e la chiesa in epoca longobarda. I primi documenti storici in nostro possesso risalgono all'XI secolo.
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Chiesa di San Domenico |
Successivamente, il paese si sviluppò più a valle, nell'attuale posizione, attorno alla chiesa di S. Maria degli Angeli, mantenendo ancora oggi elementi dell'antico assetto urbanistico rinascimentale e barocco.
I caratteri geologici e geomorfologici di questa area offrono una straordinaria bellezza e un'importanza scientifica e didattica che la rendono un'area di notevole interesse geoturistico.
L'attrattiva principale risiede nella possibilità di insegnare le Scienze della Terra in modo esaustivo, grazie agli affioramenti ben conservati che consentono di interpretare il territorio sia in termini spaziali che temporali. L'analisi spaziale offre un'esperienza conoscitiva unica. La possibilità di seguire fisicamente la successione delle rocce e degli ambienti, di camminare sulle lagune mesozoiche, di esplorare una piana carsica, di scalare gli hum, ovvero le collinette che emergono dagli altopiani, di scendere in una dolina o di studiare una falda detritica tagliata da valloni, e di comprendere il controllo strutturale del paesaggio, rappresenta esperienze altamente formative.
I luoghi più affascinanti si trovano in aree panoramiche dove sono evidenti i rapporti tra le diverse unità geologiche, le strutture tettoniche, l'erosione delle rocce calcaree, le successioni sedimentarie significative, gli affioramenti di calcari con fossili, le macroforme carsiche e le sorgenti, spesso integrate con emergenze storiche e aree ricreative.
L'area è anche caratterizzata da una notevole abbondanza d'acqua. Le numerose sorgenti, con acque di qualità eccezionale, sono state storicamente sfruttate dagli abitanti delle montagne. I monti calcarei del Terminio-Tuoro rappresentano una delle strutture idrogeologiche più significative dell'Appennino meridionale: da essa si originano flussi sotterranei che, al contatto con i depositi arenacei e argillosi del flysch di Castelvetere, danno origine alle sorgenti più importanti di Chiusano, Cassano e Volturara Irpina.
Si tratta quindi di un vero e proprio museo naturale a cielo aperto, di eccezionale interesse per la ricerca e l'insegnamento.
In questo contesto, si può prendere in considerazione un percorso naturalistico che, partendo da Chiusano, si sviluppa verso sud-est nell'area montuosa, lungo un tragitto di circa 7 km, con un dislivello di quasi 800 metri.
La prima parte del cammino si snoda tra i calcari mesozoici e, superato un dislivello di circa 100 metri, si raggiunge la prima tappa, M. S. Domenico: l'itinerario segue l'antica mulattiera utilizzata dai pellegrini diretti alla Chiesa di S. Domenico e al castello longobardo.
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M.te S. Domenico e il castello |
Questa rappresenta una testimonianza storica di grande valore culturale, ancora oggi percorsa dai fedeli in pellegrinaggio, dai pastori e, negli ultimi anni, anche da turisti ed escursionisti. La sosta è utile anche per una visione geologica e geomorfologica complessiva della regione.
Dopo aver lasciato il Santuario, e superato un dislivello di circa 150 metri, si giunge a Taggiano, un punto panoramico da cui è possibile osservare le relazioni tettoniche tra le diverse unità geologiche che compongono la piana del Dragone e il Terminio.
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Piana del Dragone e il Terminio |
Il percorso continua fino a Piana S. Agata, un'area carsica di notevole importanza, identificabile come geosito, delimitata a sud dal M. Vena dei Corvi. È possibile visitare anche la sorgente della Pila nelle vicinanze.
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Piana S. Agata |
Il tragitto prosegue risalendo in auto le pendici di M. Tuoro, una delle vette più elevate del gruppo dei Picentini e meta finale dell'itinerario. M. Tuoro è un terrazzo naturale di eccellenza panoramica, da cui si può ammirare la ricchezza ambientale circostante.
Monte Tuoro |
Dalla sua cima, si possono osservare i principali rilievi dell'Appennino campano: il monte Partenio si erge in primo piano, mentre le cime del Taburno-Camposauro e del Matese si stagliano all'orizzonte, con il Vesuvio e il golfo di Napoli visibili verso ovest. Inoltre, si possono vedere i corsi d'acqua dei fiumi Sabato e Calore, che incidono le formazioni mioceniche e plioceniche, confluendo nel fiume Volturno nei pressi di Benevento.
Esso può ben essere considerato quindi un luogo in cui la natura si conserva praticamente intatta, il belvedere ideale dal quale iniziare la scoperta delle bellezze naturali del Parco dei Monti Picentini.
L’itinerario, della durata minima di una giornata, al momento della sua attuazione, può essere integrato con iniziative culturali e soste eno-gastronomiche in strutture ricettive della zona che si distinguono per l’ospitalità e la rinomata produzione culinaria e che potrebbero stimolare flussi di studenti e persone interessate alla conoscenza del territorio e alla sua storia.
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