Viaggio tra i depositi pliocenici della Valle del Calore
Nel cuore dell’Appennino campano, la valle del fiume Calore si snoda tra dolci rilievi e paesaggi rurali, offrendo non solo scorci suggestivi ma anche preziose testimonianze della storia geologica del nostro Paese. Qui affiorano infatti depositi sedimentari risalenti al Pliocene, un’epoca compresa tra circa 5,3 e 2,6 milioni di anni fa.
Si tratta di strati di sabbie, argille e conglomerati che raccontano di un tempo in cui il territorio era occupato da mari poco profondi, in cui vivevano molluschi e altri organismi marini, oggi testimoniati da fossili perfettamente conservati. Lo studio di questi depositi permette di ricostruire l’evoluzione ambientale della zona e di comprendere i processi che hanno modellato l’attuale paesaggio appenninico.
Il fiume Calore: un modellatore di paesaggi
Il fiume Calore Beneventano, uno dei principali affluenti del Volturno, nasce dal M.te Accellica nei pressi di Montella, nel Parco Regionale dei Monti Picentini, e attraversa buona parte dell'Irpinia e del Sannio, disegnando vallate ampie e incassate nel rilievo, fino a confluire in sinistra idrografica nel Volturno presso Apollosa. Il suo corso ha avuto un ruolo fondamentale nella modellazione del territorio, contribuendo all’erosione, al trasporto dei sedimenti e alla formazione di terrazzi fluviali che testimoniano le fasi geologiche più recenti.
Ma prima ancora che il Calore scavasse la sua valle attuale, l’area era occupata da un bacino sedimentario che, nel Pliocene, riceveva materiali dalla catena appenninica emersa. È in questo contesto che si sono formati i depositi che oggi affiorano nella valle.
Cos'è il Pliocene?
Il Pliocene è un’epoca geologica che si estende da circa 5,3 a 2,6 milioni di anni fa e fa parte del periodo Neogene. Si tratta di un'epoca di grandi cambiamenti, durante la quale si vanno definendo molti degli elementi geografici e climatici che caratterizzano il mondo moderno. In Italia, il Pliocene coincide con una fase di graduale sollevamento dell’Appennino e con l’arretramento dei mari che, fino ad allora, occupavano vaste porzioni della Penisola.
Il clima era generalmente più caldo e umido di quello attuale, e il livello del mare variava a seconda delle oscillazioni climatiche. In molte zone dell’Italia centro-meridionale, come nella media valle del Calore, si depositarono sedimenti marini poco profondi, spesso ricchi di fossili che oggi ci permettono di ricostruire con dettaglio le condizioni ambientali del tempo.
Caratteristiche dei depositi della zona
I depositi pliocenici presenti nell’alta e media valle del Calore, cioè in quella fascia di territorio che si estende pressappoco dai centri irpini di Luogosano e Paternopoli fino a Benevento, si presentano sotto forma di potenti successioni sedimentarie visibili lungo i versanti collinari e nei tagli stradali. Questi affioramenti sono composti prevalentemente da sabbie giallastre, argille marnose e da livelli conglomeratici con ciottoli arrotondati, che testimoniano ambienti deposizionali differenti nel tempo.
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Affioramento di arenarie giallastre con intercalazioni argillose presso Benevento. |
Le caratteristiche litologiche indicano che questi sedimenti si sono formati in un ambiente di mare poco profondo, probabilmente un bacino marino interno o una piana costiera soggetta a variazioni del livello del mare. L’alternanza tra sabbie e argille suggerisce una dinamica deposizionale influenzata da trasgressioni e regressioni marine, cioè avanzate e ritiri del mare dovuti a cambiamenti climatici o tettonici.
Un aspetto particolarmente interessante è la presenza, nei livelli sabbiosi e argillosi, di fossili ben conservati di organismi marini: bivalvi, gasteropodi e talvolta resti di echinodermi e alghe calcaree. Questi resti fossilizzati non solo confermano l’origine marina dei sedimenti, ma offrono anche informazioni preziose sulla temperatura dell’acqua, sulla salinità e sulla biodiversità dell’epoca.
Nei depositi più sabbiosi si osservano spesso strutture di stratificazione incrociata e laminazioni orizzontali, tipiche di ambienti di marea o di fondali influenzati da correnti costiere. Le argille, invece, mostrano una stratificazione più regolare e fine, compatibile con la sedimentazione in acque più tranquille.
La successione sedimentaria mostra spesso un’inclinazione degli strati verso sud-est, legata alla deformazione dell’Appennino campano durante il sollevamento tettonico. Questo fenomeno ha reso visibili in superficie strati che un tempo erano profondamente sepolti, offrendo oggi agli studiosi una vera e propria “finestra” sul passato geologico.
Cosa ci raccontano questi depositi
I depositi pliocenici della valle del Calore non sono semplici accumuli di sabbia e argilla: sono veri e propri archivi naturali che conservano la memoria di antichi paesaggi e ambienti ormai scomparsi. Analizzandoli con attenzione, è possibile ricostruire l’evoluzione geologica, climatica e ambientale dell’Appennino meridionale durante il Pliocene.
Le rocce che oggi emergono nelle colline raccontano di un’epoca in cui gran parte della zona era sommersa da un mare interno. I fossili marini, le granulometrie e le strutture sedimentarie indicano un ambiente di piattaforma continentale, poco profondo, calmo ma soggetto a fasi di maggiore energia, probabilmente durante tempeste o maree.
Uno degli aspetti più significativi è la testimonianza del lento ma continuo sollevamento della catena appenninica, dovuto ai movimenti tettonici che interessano la penisola italiana da milioni di anni. I sedimenti, originariamente deposti in orizzontale sul fondo marino, sono stati progressivamente sollevati, piegati e talvolta fratturati, diventando parte integrante del paesaggio montano attuale.
Durante il Pliocene si assiste a un progressivo raffreddamento del clima globale, che porterà poi alle glaciazioni del Pleistocene. I depositi della valle del Calore registrano queste trasformazioni attraverso variazioni litologiche e faunistiche. Ad esempio, la comparsa di sedimenti più fini o privi di fossili marini può indicare una regressione del mare o l’avvento di condizioni più continentali.
Studiare questi antichi ambienti ci aiuta anche a comprendere meglio i processi geomorfologici attuali, come l’erosione, il rischio frane e la stabilità dei versanti. Inoltre, sapere che il territorio poggia su sedimenti marini relativamente teneri e deformabili può avere implicazioni importanti per la pianificazione urbanistica e la gestione del rischio sismico.
L’importanza scientifica e didattica
I depositi pliocenici della valle del Calore, pur non essendo tra i più conosciuti a livello nazionale, rappresentano un patrimonio geologico di grande valore scientifico. La loro accessibilità e il buon stato di conservazione li rendono anche un’eccellente risorsa per attività di studio, divulgazione e formazione, sia a livello scolastico che universitario.
Questi affioramenti permettono agli studiosi di analizzare in situ sequenze sedimentarie ben esposte, interpretare ambienti deposizionali, raccogliere campioni fossiliferi e confrontare i dati con quelli provenienti da altri bacini simili del Mezzogiorno italiano. Le informazioni ricavate contribuiscono alla ricostruzione paleogeografica dell’Appennino meridionale e al perfezionamento dei modelli evolutivi della catena.
Per le scuole e le università, la zona offre la possibilità di realizzare escursioni geologiche, laboratori sul campo e attività educative orientate alla scoperta del territorio. Camminare tra gli strati pliocenici, riconoscere una stratificazione, osservare un fossile direttamente sulla roccia è un’esperienza diretta e coinvolgente, capace di far comprendere concetti astratti come il tempo geologico e l’evoluzione del paesaggio.
Nonostante il loro valore, questi depositi restano spesso poco conosciuti e non adeguatamente tutelati. Una maggiore sensibilizzazione verso il patrimonio geologico locale potrebbe favorire iniziative di valorizzazione, come l’inserimento in itinerari naturalistici o geo-parchi, oltre che la promozione di una cultura della tutela del territorio, fondamentale in un’area fragile dal punto di vista idrogeologico.
Conclusioni
I depositi pliocenici della valle del Calore, sono molto più di semplici strati di terra e roccia: sono pagine di un racconto geologico che ci parla di mari scomparsi, di antichi climi, di trasformazioni lente ma profonde del paesaggio italiano. In un’epoca in cui la memoria storica sembra limitarsi a pochi secoli, la geologia ci ricorda che il tempo della Terra è fatto di milioni di anni e che il nostro presente è solo un istante in una lunga evoluzione.
Studiare e valorizzare questi affioramenti significa non solo approfondire la conoscenza del nostro territorio, ma anche imparare a rispettarlo e proteggerlo. La scienza del passato, quando è ben raccontata e condivisa, può diventare uno strumento prezioso per costruire una cultura ambientale solida e consapevole.
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