Introduzione
Nel cuore
dell’Appennino meridionale, tra le province di Avellino e Salerno, si estende per oltre 60000 ettari, il Parco Regionale dei Monti Picentini, un’area protetta di straordinario
valore naturalistico e geologico. In
particolare, la porzione settentrionale del parco custodisce un patrimonio
geologico di rara complessità e bellezza, e si caratterizza per un paesaggio montano aspro, dominato da massicci calcarei, altopiani elevati, valli profonde e ambienti boschivi di grande pregio. È una delle aree a maggiore biodiversità e ricchezza idrica del Sud Italia, grazie alla combinazione tra natura carsica e precipitazioni abbondanti. Le forze tettoniche che hanno dato origine
all’Appennino sono ancora attive, rendendo quest’area non solo geologicamente
interessante, ma anche fragile dal punto di vista sismico e idrogeologico.
In particolare, il M.te Tuoro, che si erge nei Monti Picentini settentrionali, racchiude una storia antica scolpita nella roccia. Questo angolo dell'Appennino campano non è solo un luogo di straordinaria bellezza paesaggistica, ma anche un autentico scrigno geologico, ricco di testimonianze del passato della Terra. Le ricerche effettuate negli ultimi anni hanno rivelato aspetti unici del patrimonio geologico dell'area, fornendo nuove chiavi di lettura sulla sua evoluzione e sulle dinamiche che l'hanno plasmata nel tempo.
Studiare e far conoscere questo patrimonio non è solo un esercizio scientifico: è un passo fondamentale verso la tutela dell'ambiente, la valorizzazione del territorio e la promozione di un turismo consapevole. Il Monte Tuoro diventa così un laboratorio a cielo aperto, dove scienza, educazione e natura si uniscono per narrare una storia millenaria che merita di essere ascoltata – e preservata.
Un contesto geologico ricco e complesso
Il Monte Tuoro si trova nel settore settentrionale dei Monti Picentini, un'area montuosa che fa parte dell'Appennino meridionale, caratterizzata da una notevole varietà di formazioni rocciose e strutture tettoniche.
La composizione litologica predominante è di tipo carbonatico, costituita principalmente da calcari e dolomie risalenti al Mesozoico (in particolare Giurassico e Cretaceo), che rappresentano antichi ambienti marini tropicali.
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Successioni carbonatiche |
Le indagini geologiche condotte nella zona del Monte Tuoro hanno consentito di ricostruire con maggiore precisione le dinamiche deposizionali e tettoniche che hanno interessato l'area nel corso di milioni di anni. I segni lasciati dall'orogenesi appenninica – la fase di sollevamento e deformazione che ha dato origine alla catena montuosa – sono chiaramente visibili nelle pieghe, faglie e fratture osservabili lungo i versanti.
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Piano di faglia verticale |
Nei pressi del Monte Tuoro, oltre ai maestosi affioramenti carbonatici, si trovano formazioni geologiche altrettanto significative e affascinanti. Tra queste emerge il
flysch di Castelvetere, una sequenza di rocce sedimentarie caratterizzata da alternanze di argille, arenarie e marne, depositate in antichi bacini marini durante il Miocene. Questi depositi testimoniano una fase di rapido accumulo di sedimenti in ambienti profondi e turbolenti, contribuendo a completare il complesso quadro stratigrafico dell'area.
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Flysch di Castelvetere con olistolite calcareo a nord del M. Tuoro |
A pochi chilometri di distanza, nella piana carsica di Sant'Agata, si trovano importanti depositi piroclastici, frammenti di rocce vulcaniche espulse da antiche eruzioni. Questi materiali piroclastici arricchiscono la diversità litologica della zona e raccontano della presenza di attività vulcanica nelle vicinanze, un elemento che ha influenzato l'evoluzione geomorfologica del paesaggio, integrando la testimonianza delle rocce sedimentarie e carbonatiche del Monte Tuoro.
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Piana S. Agata
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Completano il quadro geologico dell'area la presenza di ampie fasce detritiche sul bordo settentrionale del M. Tuoro e del versante nord-occidentale del M. Luceto legate all’effetto del gelo e disgelo esplicatosi durante le fasi fredde quaternarie.
Il valore scientifico e didattico del sito
Ciò che rende il Monte Tuoro particolarmente affascinante per studiosi e appassionati è la chiarezza dei suoi affioramenti rocciosi. Qui, gli strati si presentano frequentemente ben esposti, consentendo l’osservazione diretta delle successioni stratigrafiche e dei processi geologici. Alcuni livelli fossiliferi presenti nella zona offrono inoltre importanti spunti per la paleontologia, contribuendo alla ricostruzione degli antichi ecosistemi marini.
Questo patrimonio è oggi sempre più riconosciuto come una risorsa educativa di grande valore. Escursioni guidate, laboratori sul campo, pannelli esplicativi e attività di citizen science possono rendere la geologia accessibile anche ai non esperti, trasformando il Monte Tuoro in una vera e propria aula all’aperto. Un esempio concreto di come la scienza possa uscire dai laboratori per interagire con la comunità.
Tutela e valorizzazione: una sfida attuale
Nonostante l'elevato valore scientifico e paesaggistico dell'area, il patrimonio geologico del Monte Tuoro rimane in parte poco conosciuto e talvolta vulnerabile. Il rischio di degrado, causato dall'erosione, da attività antropiche non controllate o da una scarsa sensibilizzazione, richiede l'urgenza di strategie di tutela integrate.
In questo contesto, la valorizzazione del territorio attraverso la geodiversità può rappresentare un'opportunità.
Promuovere il Monte Tuoro come geosito di interesse regionale significa rafforzare il legame tra scienza, cultura e sviluppo sostenibile. È fondamentale coinvolgere scuole, enti locali, associazioni e cittadini in percorsi di scoperta e responsabilità condivisa.
Conclusioni
Il Monte Tuoro non è solo una cima tra le tante dell'Appennino campano: è un luogo dove la Terra racconta la sua storia, visibile nelle pieghe delle rocce e nei resti di antichi mari. Conoscere, studiare e valorizzare questo patrimonio geologico è oggi più che mai un atto di rispetto verso il nostro passato e di impegno per il futuro.
Far dialogare ricerca scientifica e divulgazione, tutela e partecipazione, può trasformare questo angolo dei Monti Picentini in un esempio virtuoso di come si può fare geologia con e per il territorio.
Bibliografia essenziale
Boni, C., & Passeri, L. (2002). Geologia dell’Appennino meridionale.
Roma: Servizio Geologico d’Italia.
Parotto, M., & Praturlon, A. (1975). Geologia dell’Appennino. Memorie
della Società Geologica Italiana, 12.
Centamore, E., & De Rosa, R. (1995). Carta Geologica d’Italia alla
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ISPRA (2013). Linee guida per la valorizzazione del patrimonio geologico
italiano. Quaderni del Servizio Geologico d’Italia, 11.
UNESCO (2021). Geodiversity for Sustainable Development. Global Geoparks
Series.
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