Ritorno a Punta Pagliarolo (Lago, S. Maria di Castellabate)
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La scogliera di Punta Pagliarolo |
Il Cilento è una regione caratterizzata da una ricca storia, una natura incontaminata e un'importante tradizione scientifica. Oltre ai suoi celebri paesaggi e ai borghi storici, presenta anche un patrimonio geologico di straordinario valore.
Tra le sue testimonianze più affascinanti c'è la Formazione di S. Mauro, una sequenza sedimentaria di epoca miocenica che appartiene al flysch cilentano.
Uno degli affioramenti più spettacolari e facilmente accessibili si trova a Punta Pagliarolo, nella zona del Lago di Santa Maria di Castellabate, dove la geologia si manifesta con tutta la sua potenza ed eleganza.
Durante una recente giornata al mare trascorsa con la mia famiglia, ho avuto l'opportunità di tornare all'affioramento di Punta Pagliarolo, nella zona del Lago di S. Maria di Castellabate, uno dei tratti più affascinanti della costa dove la Formazione di S. Mauro emerge in modo evidente.
L'escursione, inizialmente concepita come un momento di svago, si è rapidamente trasformata in un'importante occasione di osservazione. Ho scattato alcune fotografie e raccolto campioni rocciosi da analizzare in seguito, prestando attenzione a dettagli che in passato mi erano sfuggiti.
Il ritorno a questo affioramento ha avuto per me un significato particolare: ero stato qui per la prima volta molti anni fa, da adolescente, durante una delle mie prime esplorazioni geologiche.
Ritrovarmi di nuovo di fronte a quelle stesse rocce ha suscitato in me una forte emozione, un senso di continuità e di meraviglia che il tempo non ha intaccato.
La Formazione di S. Mauro La Formazione di S. Mauro risale al Miocene inferiore (Aquitaniano–Burdigaliano) ed è considerata una delle unità sedimentarie del Complesso del Cilento, costituita da materiali torbiditici depositati lungo il margine di una scarpata sottomarina profonda. Caratteristiche litologiche principali: Arenarie grigio-giallastre, a grana media o fine, spesso feldspatiche; Peliti e marne grigie, che si alternano regolarmente alle arenarie.
Strutture sedimentarie torbiditiche, come le sequenze di Bouma (Ta–Te), con ripples, laminazioni parallele e gradazioni normali.
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La successione stratigrafica |
Presenza di fossili planctonici e tracce fossili (Chondrites, Zoophycos), che indicano ambienti marini profondi e scarsamente ossigenati.
Dal punto di vista strutturale, la Formazione è fortemente inclinata e fratturata, con pieghe a piccola scala e faglie inverse o trascorrenti legate alla compressione appenninica.
Punta Pagliarolo: un laboratorio geologico naturale
Situata lungo la costa rocciosa a nord della spiaggia di Lago, Punta Pagliarolo è facilmente accessibile a piedi da via Lungomare Bracale. Qui, le rocce della Formazione di S. Mauro affiorano in modo continuo, creando pareti e terrazze marine scolpite dall’erosione.
Cosa si può osservare sul campo: Stratificazione inclinata a 30–40° verso NE, con contatti netti tra livelli di arenaria e pelite; Sequenze torbiditiche complete, ben esposte e misurabili; Strutture di carico, flame structures, e deformazioni sin-sedimentarie; Fratture e pieghe a scala mesoscopica, che raccontano la storia tettonica successiva alla deposizione. Particolarmente affascinanti, e forse ancora più evidenti oggi, sono le sculture alveolari che segnano le superfici delle arenarie: piccole cavità e strutture a nido d’ape modellate nel tempo dall’erosione marina.
Queste forme, così delicate e complesse, testimoniano l’azione continua degli agenti naturali sulla roccia e aggiungono un ulteriore livello di bellezza e complessità all’affioramento.
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Sculture alveolari |
Importanza scientifica e conservazione
L’affioramento di Punta Pagliarolo è fondamentale per:
Comprendere i processi deposizionali torbiditici del margine appenninico
neogenico;
Studiare la tettonica post-deposizionale delle unità cilentane;
Favorire la divulgazione scientifica del patrimonio geologico del Parco del
Cilento.
Tuttavia, come molte aree costiere, è soggetto a erosione marina e a
interventi antropici. Sarebbe auspicabile un’azione di tutela e valorizzazione,
ad esempio tramite la creazione di itinerari geoturistici segnalati o
l’inserimento del sito in una rete di geositi regionali.
Conclusione
Punta Pagliarolo rappresenta una finestra eccezionale sul passato geologico del Cilento. In pochi metri quadrati si condensano milioni di anni di storia geodinamica, sedimentaria e tettonica.
Coniugare conoscenza scientifica e valorizzazione ambientale è il modo migliore per custodire questo patrimonio, rendendolo accessibile a tutti.
Questo ritorno sul campo, seppur breve e spontaneo, mi ha ricordato quanto ogni contatto diretto con il terreno possa risvegliare la curiosità e l’emozione che stanno alla base di ogni autentico interesse scientifico.
Anche dopo anni, la
geologia continua a parlarmi — e quei luoghi, come Punta Pagliarolo, restano
punti fermi nella mia personale mappa di scoperte.
Bibliografia e
riferimenti
Bonardi, G., et al. (1988). Le Unità strutturali del Cilento nel quadro
dell’Appennino meridionale. Mem. Soc. Geol. It.
Pescatore, T., et al. (1999). Geologia del flysch cilentano. Italian Journal of Geosciences.
Aiello, G., & Barra, D.
(2007). Esempi di sedimentazione torbiditica nel Cilento costiero.
Boll. Soc. Geol. It. Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000, Foglio
504 "Agropoli" – ISPRA.
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